Fake-news e post-verità

Cronache del Sannio, Novembre 2023

Viviamo in quella che è stata definita l’era della post-verità. Un’era in cui i fatti oggettivi sembrano aver perso la loro centralità nella formazione dell’opinione pubblica. Un’era in cui l'appello alle emozioni e alle convinzioni personali prevale sull’oggettività dell’informazione, fino a dare origine a fenomeni di diffusione di fake-news e odio in rete. Un’era in cui la semplicità con cui si può accedere alle piattaforme di distribuzione dei contenuti, dai canali social ai blog, ha prodotto un eccesso di informazioni che, se da un lato può dare l’idea di maggiore libertà e pluralità, nella realtà finisce con l’avere lo stesso effetto della censura. Il risultato è la sostanziale impossibilità di farsi un'opinione consapevole costruita tramite l’accesso a informazioni e dati affidabili.

La dilagante disinformazione è stata definita un’emergenza sociale e democratica di questo inizio del nuovo millennio. Per comprendere la portata del problema, basta ripensare ai recenti avvenimenti legati al COVID-19, quando alla pandemia da coronavirus si è accompagnato un fenomeno di circolazione di una quantità spropositata di informazioni, troppo spesso non accuratamente vagliate, tanto da portare alla nascita del neologismo infodemia.

Le motivazioni alla base della veloce diffusione di fake-news sono molteplici. C’è un fenomeno di pigrizia cognitiva e di disattenzione, che spesso porta molti utenti a condividere e propagare disinformazione in maniera distratta e non intenzionale. Ancora più importante, prevale un modo di approcciarsi all’informazione in rete che privilegia la ricerca di conferme alle proprie opinioni e al proprio sistema di valori, il che favorisce l’insorgere di comunità chiuse e polarizzate, le cosiddette echo-chambers. Insomma, nel giro di pochi decenni siamo passati dall’idea che ha guidato la nascita della rete, l’idea di non avere più confini, ad una rete fatta di tribù ciascuna arroccata sulle proprie credenze.

La situazione potrebbe precipitare con la diffusione dei modelli di IA generativi, come rilevato da NewsGuard che all’inizio di questo mese aveva già individuato e classificato ben 557 siti inaffidabili (ma il numero è in costante crescita) di notizie generate dall’IA in ben 15 lingue diverse.

Di fronte a tale situazione il mondo della ricerca ha messo in campo sforzi significativi, e anche il nostro Ateneo da il suo contributo con attività di ricerca che spaziano dal riconoscimento di fake-news allo sviluppo di algoritmi su grafo e modelli epidemici per comprenderne e contrastare la diffusione. La difesa migliore, però, rimane la consapevolezza. Noi di UNISANNIO ne siamo convinti e lavoriamo per far crescere nei nostri giovani il senso critico, la capacità d’ascolto e di dialogo e quella di distinguere i fatti dalle opinioni, usando i primi per formare le seconde e non viceversa.