Le leggi della robotica da
Isaac Asimov a Frank Pasquale

Cronache del Sannio, Gennaio 2023

All’inizio degli anni ‘40 lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov introdusse le famose tre leggi della robotica per regolare il comportamento dei robot positronici. Le tre leggi definiscono una vera e propria gerarchia di valori: “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno”, “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla prima legge” e “Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la prima o con la seconda legge”.

Leggendo queste leggi due cose appaiono evidenti. La prima è la visione dicotomica del rapporto fra uomo e macchina, per cui c’è bisogno di un sistema di regole per evitare che tale rapporto diventi conflittuale. La seconda è una visione formale e razionale del sistema di leggi chiamate ad evitare il conflitto, con i robot che agiscono sulla base di assiomi formalmente definiti, procedendo per deduzione in ogni scelta da compiere.

A ottant’anni di distanza, in un’epoca di crescita tumultuosa degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, sappiamo che le cose sono più complesse di quanto suggerissero le meravigliose storie di Asimov. Sappiamo che i sistemi con cui abbiamo a che fare oggi sono molto diversi da quelli che Asimov immaginava di dover governare con le sue leggi.

Abbiamo imparato che il problema non sono i robot, gli algoritmi e le intelligenze artificiali, quanto piuttosto l’uso che ne facciamo. Che le intelligenze artificiali non devono necessariamente sostituire l’uomo, ma possono affiancarlo per amplificarne la creatività e con essa la capacità di risolvere problemi complessi.

Sappiamo che le presunte minacce dell’intelligenza artificiale ai diritti degli individui, e finanche alla democrazia, sono in realtà minacce che vengono da organizzazioni, fatte di donne e di uomini, che si servono delle tecnologie per i loro scopi. Che ogni algoritmo si comporta per come è stato progettato e realizzato, per come donne e uomini lo hanno progettato e realizzato, e per i dati che gli vengono dati in ingresso, per cui è indispensabile poter ricondurre in ogni momento il comportamento degli algoritmi a chi li ha creati.

Frank Pasquale, esperto di fama mondiale in materia di regolamentazione delle nuove tecnologie, riassume tutto questo in una rivisitazione delle leggi, che questa volta non sono più finalizzate a regolare il comportamento dei robot quanto piuttosto quello dei progettisti e dei gestori delle tecnologie. E proprio per questo, smettono di avere il carattere formale, quasi kantiano, delle leggi originali per assumere una carattere molto più pratico, come quando si invoca di “Impiegare la robotica e l'intelligenza artificiale in modi che integrino i professionisti, invece di sostituirli” di “Impedire ai robot di imitare qualità umane come l'empatia o l’emozione” o di “Tenere traccia di chi ha progettato o controlla un robot, in modo da sapere chi contattare — o chi ritenere responsabile — nel caso qualcosa vada storto”.

In fondo, l’idea è molto semplice: l’evoluzione tecnologica non va temuta né esorcizzata, quanto piuttosto guidata per costruire un domani migliore. Far crescere nei nostri studenti la capacità di leggere e indirizzare l’evoluzione delle tecnologie per farne strumento di sviluppo dell’uomo e delle sue potenzialità è parte integrante del nostro progetto educativo e pervade in maniera trasversale i singoli percorsi disciplinari.